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2024

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Napoli, "Napule" in napoletano, è un comune italiano di 911 065 abitanti, terzo in Italia per

popolazione, capoluogo della regione Campania, dell'omonima città metropolitana e centro di
una delle più popolose e densamente popolate aree metropolitane d'Europa. Napoli rappresenta
una città antichissima: alcune tombe risalenti al periodo neolitico e ritrovate nel quartiere di
Materdei provano che dei piccoli insediamenti nella città ci furono già in epoca preistorica. La
nascita della città, tuttavia, non è databile con assoluta certezza. Forse, anche per questo motivo,
sono numerose le leggende che cercano di spiegarne l’origine. Numerose sì, ma tutte con un
personaggio comune: la bella sirena Partenope. Una di tali leggende narra che Partenope,
assieme ad altre due sirene (Leucosia e Ligea), decise di togliersi la vita perché rifiutata dall’eroe
omerico Ulisse. I flutti marini trasportarono il suo corpo sull’isolotto di Megaride, doveattualmente ha sede Castel dell’Ovo e fu proprio lì che nacque la città. La storia, invece, racconta
che proprio tra l'isolotto di Megaride e il Monte Echia si stabilirono alcuni coloni cumani, fondando
un piccolo agglomerato che chiamarono Partenope (VII secolo a. C.). Nel 475 a. C. i cumani, a causa
delle frequenti battaglie con gli Etruschi, decisero di dar vita ad un’altra città in una zona più interna,
corrispondente all’odierno centro storico: tale città venne ribattezzata Neapolis (città nuova) affinché
venisse distinta da Partenope che, intanto, s’era guadagnata l’appellativo di Palepolis (città vecchia).

l'Arte presepiale Napoletana

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Il presepe napoletano è una rappresentazione della nascita di Gesù ambientata tradizionalmente
nella Napoli del Settecento.
L'arte presepiale napoletana si è mantenuta tutt'oggi inalterata per secoli, divenendo parte delle
tradizioni natalizie più consolidate e seguite della città. Famosa a Napoli, infatti, è la nota via dei
presepi (via San Gregorio Armeno) che offre una vetrina di tutto l'artigianato locale riguardante
il presepe. Inoltre, numerosi sono i musei cittadini e non (come il museo di San Martino o la
reggia di Caserta) nei quali sono esposti storici pezzi o intere scene ambientati durante la nascita di
Gesù.
La prima menzione di un presepio a Napoli compare in un istrumento, cioè un atto notarile, del
1021, in cui viene citata la chiesa di Santa Maria "ad praesepe".
Nel XV secolo si hanno i primi veri e propri scultori di figure. Tra questi sono da menzionare in
particolare i fratelli Giovanni e Pietro Alemanno che nel 1470 crearono le sculture lignee per la
rappresentazione della Natività. Nel 1507 il lombardo Pietro Belverte scolpì a Napoli 28 statue
per i frati della chiesa di San Domenico Maggiore. Per la prima volta il presepio fu ambientato
in una grotta di pietre vere, forse venute dalla Palestina, ed arricchito con una taverna.
Nel Settecento il presepio napoletano visse la sua stagione d'oro, uscendo dalle chiese dove
era oggetto di devozione religiosa per entrare nelle dimore dell'aristocrazia. Nobili e ricchi
borghesi gareggiarono per allestire impianti scenografici sempre più ricercati. Giuseppe
Sanmartino, forse il più grande scultore napoletano del Settecento, fu abilissimo a plasmare figure
in terracotta e diede inizio ad una vera scuola di artisti del presepio.

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cose da vedere a napoli

Luoghi da visitare

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Raimondo di Sangro fu il committente di quest'opera, che originariamente doveva essere collocata nel mausoleo di famiglia sottostante la Cappella, vano che oggi ospita le Macchine anatomiche. Un piastrone di pietra indica oggi il punto preciso ove la statua avrebbe dovuto essere posta. L'incarico di eseguire il Cristo velato fu in un primo momento affidato allo scultore Antonio Corradini; tuttavia, deceduto da lì a breve, questi fece in tempo a realizzare solo un bozzetto in terracotta oggi al museo nazionale di San Martino. L'incarico passò così a Giuseppe Sanmartino, a cui venne affidato l'incarico di produrre «una statua di marmo scolpita a grandezza naturale, rappresentante Nostro Signore Gesù Cristo morto, coperto da un sudario trasparente realizzato dallo stesso blocco della statua».

Sanmartino realizzò quindi un'opera dove il Cristo morto, sdraiato su un materasso, viene ricoperto da un velo che aderisce perfettamente alle sue forme. La maestria dello scultore napoletano sta nell'esser riuscito a trasmettere la sofferenza che il Cristo ha provato, attraverso la composizione del velo, dal quale si intravedono i segni sul viso e sul corpo del martirio subito. Ai piedi della scultura, infine, l'artista scolpisce anche gli strumenti del suddetto supplizio: la corona di spine, una tenaglia e dei chiodi.

 Il cristo velato Giuseppe Sanmartino, 1753.

Museo e Certosa Di San Martino

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Per la realizzazione della Certosa di San Martino, fondata nel 1325, fu chiamato l’architetto e scultore senese Tino di Camaino. Dell’impianto originario restano i grandiosi sotterranei gotici, una rilevante opera d’ingegneria. Nell’arco di cinque secoli la Certosa fu interessata da costanti rinnovamenti, nel 1581, si avvia un grandioso progetto di ampliamento, affidato all'architetto Giovanni Antonio Dosio, destinato a trasformarne il severo aspetto gotico nell'attuale preziosa e raffinata veste barocca. Il crescente numero dei monaci impose una radicale ristrutturazione del Chiostro Grande: si realizzarono nuove celle e fu rivisto l'intero sistema idrico. Il promotore di questa nuova e spettacolare veste della Certosa di San Martino è il priore Severo Turboli, in carica dall'ultimo ventennio del Cinquecento fino al 1607. I lavori avviati sotto la direzione di Dosio, vengono proseguiti da Giovan Giacomo di Conforto, che realizzerà la monumentale cisterna del chiostro.Il 6 settembre 1623 inizia la collaborazione con il cantiere di San Martino dell'architetto Cosimo Fanzago, che, tra alterne vicende, durerà fino al 1656. Fanzago connoterà con il segno inconfondibile della prepotente personalità ogni luogo del monastero. L'opera di Fanzago si caratterizza per una straordinaria attività decorativa, trasforma le tradizionali decorazioni geometriche in apparati composti da fogliami, frutti, volute stilizzate, cui gli effetti cromatici e volumetrici, conferiscono un carattere di realismo e sensualità eccezionali. Intorno al 1723, al regio Ingegnere e architetto della Certosa Andrea Canale subentra il figlio Nicola Tagliacozzi Canale, più noto come incisore e creatore di apparati scenici. Comunemente definito architetto-scenografo, Nicola occupa un posto di assoluto rilievo nell'ambito della raffinata cultura settecentesca per quel che attiene la sperimentazione del gusto in termini di decorazione e di integrazione tra ornato e struttura architettonica. Partecipe di quella densa e fervente espressione artistica che va sotto il nome di rococò e che si manifesta con una perfetta sintesi tra pittura, scultura e architettura. Il complesso subisce danni durante la rivoluzione del 1799 ed è occupato dai francesi. Il re ordina la soppressione per i certosini sospettati di simpatie repubblicane, ma alla fine acconsente alla reintegrazione. Revocata la soppressione, i monaci rientrano a San Martino nel 1804. Quando gli ultimi monaci abbandonano la Certosa, nel 1812 il complesso viene utilizzato dai militari come Casa degli Invalidi di Guerra, fino al 1831, quando viene nuovamente abbandonato per restauri urgenti. Nel 1836 un esiguo gruppo di monaci torna a stabilirsi a San Martino per riuscirne poi definitivamente. Soppressi gli Ordini religiosi e divenuta proprietà dello Stato, la Certosa viene destinata nel 1866 a museo per volontà di Giuseppe Fiorelli, annessa al Museo Nazionale come sezione staccata ed aperta al pubblico nel 1867.

La ruota degli esposti all'Annunziata

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Nasce nel XIV secolo insieme all'annessa chiesa, come istituzione assistenziale per la cura dell'infanzia abbandonata. Ricostruita una prima volta nel XVI secolo in forme rinascimentali, e nel XVIII secolo, dopo un incendio, da Luigi e Carlo Vanvitelli. I bambini abbandonati venivano introdotti in una specie di tamburo di legno di forma cilindrica e raccolti all'interno da balie pronte ad intervenire ad ogni chiamata. All'esterno, al di sopra della ruota, vi era un puttino di marmo con la scritta: "O padre e madre che qui ne gettate / Alle vostre limosine siamo raccomandati". Gli ospiti dell'istituzione venivano chiamati "figli della Madonna", "figli d'a Nunziata" o "esposti" e godevano di particolari privilegi.

Orario di visita: dal lunedì al sabato ore 9.00 - 13,30. 
indirizzo: via Annunziata, 34 (Napoli)

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La Chiesa del Gesù Nuovo (o Trinità Maggiore)
 

La chiesa del Gesù Nuovo, o della Trinità Maggiore, è una chiesa basilicale di Napoli, sita in piazza del Gesù Nuovo di fronte all'obelisco dell'Immacolata e alla basilica di Santa Chiara .Consacrata nel 1601, è una chiesa monumentale  alla cui realizzazione hanno lavorato i più autorevoli artisti della scuola napoletana, tra cui Solimena, Corenzio, De Matteis, Stanzione, di Nardo, Lanfranco.  All'interno è custodito il corpo di san Giuseppe Moscati, il medico Santo, canonizzato da papa Giovanni Paolo II nel 1987.

Mannaggia ‘a Culonna

O' struscio A Via Toledo

L'Eruzione del Vesuvio
 

La necropoli di San Vito
 

Il Monte Elchia

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Tipicità natalizie

                

Napoletane

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PIATTI TIPICI NAPOLETANI

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