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 LA PIANA DEI MAZZONI

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la piana dei mazzoni

LA NOSTRA GUIDA CARTACEA SARA' DISTRIBUITA GRATUITAMENTE IN 20000 COPIE PRESSO I COMUNI DI : GRAZZANISE- S.MARIA LA FOSSA-CANCELLO ED ARNONE-CASTEL VOLTURNO-VILLA LITERNO

La vasta pianura di circa 350 kmq, era ricca di cespugli e rose e gli fu attribuito il nome IL MAZZONE DELLE ROSE, e da essa si ricavavano tantissime spezie profumate, la piana è percorsa dal fiume Volturno nel suo tratto finale prima di sfociare nel mar Tirreno. La denominazione di Mazzone origina dal Medio Evo e dai re Aragonesi, che ivi avevano Reali Tenute e Casini di Caccia.

CHI ERANO I MAZZONARI ?

IL SIGNIFICATO MAZZONE

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Diverse sono le interpretazioni: una è relativa proprio alla mozzarella, ossia la Muzzarella ‘mpagliata o u Mazz’ e mozzarella che starebbe ad indicare le Pagliare, i caseifici primordiali. Mazzone, dunque, sarebbe un accrescitivo derivante dall’indicazione di produzione della mozzarella. Un’altra ipotesi lega il termine mazzone al bastone del pastore oppure all’arnese utilizzato per condurre, da cavallo, la mandria di bufale. Un’altra, affascinante, ipotesi porterebbe addirittura ai Masoreti, ebrei eruditi la cui presenza è attesta grazie al ritrovamento di una lapide a Castelvolturno (e tradotta dall’umanista Giovanni Parente) sul finire dell’Ottocento, stanziati a Capua a che si spostarono nella piana dei Mazzoni in seguito alla Prammatica Sanzione. Con il termine Mazach e Machat, hanno voluto indicare alcune caratteristiche degli abitanti del posto.

I Mazzonari erano agricoltori di grandi distese di terreni ma soprattutto esperti allevatori di animali quali bufale. Il territorio che loro coprivano era molto vasto; comprendeva la via domiziana dell'alta campania fino al lago patria addentrandosi in tutta l'area dell'agroaversano e oltre. Conosciuti come uomini introversi, gretti e dall'attegiamento padronale oggi perdono quella malsana fama per essere riscoperti come semplici e abdicanti uomini di lavoro, fieri nello stile fatto di stivali alti, panciotto, mantella e ampio cappello nero. Il cavallo per loro è amico e compagno di vita, servo instancabile delle fatiche della terra: al cavallo il mazzonaro chiedeva lo spostamento delle mandrie, il trasporto di grossi carichi trainando un carro (traino), accompagnarlo in ogni luogo e dove e altro ancora.

Proprio questo forte riscontro storico che risale ai re aragonesi, ... che ivi avevano tenute e casini di caccia: " ...Re Alfonso I d’Aragona andava a caccia nel Mazzone delle rose..." l'associazione dei mazzonari ha ritenuto doveroso per la propria coscienza riportare questo luogo al posto che merita e che la storia descrive.

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Grazzanise

Grazzanise è un comune di circa 7000 abitanti, Il nome è dato dagli antichi Romani. Il suo nome, secondo una etimologia arbitraria, ma ingegnosa, significherebbe l’isola delle Grazie. Le prime notizie sicure datano al periodo medievale ma con molta probabilità la sua origine risale all’antichità, più precisamente all’epoca in cui Silla e Cesare dedussero colonie in questi luoghi. Inserita nei possedimenti di Capua, ne seguì per lungo tempo le vicende storiche; a partire dal Trecento, comunque, parte del territorio comunale venne concessa in enfiteusi ai principi della Riccia, che ne mantennero il possesso fino al 1792; in seguito i principi Sanseverino di Bisignano rivendicarono diritti su quel territorio ma dovettero affrontare con il fisco una disputa, che si concluse dopo quasi venti anni. Il toponimo deriva dall’antroponimo latino GRATIANUS, con l’aggiunta del suffisso -ENSIS, che indica appartenenza. Nella parte più antica dell’abitato si trova la parrocchiale di San Giovanni Battista nella quale si ammirano alcune interessanti opere d’arte, come un dipinto cinquecentesco di autore ignoto rappresentante il Padre eterno e un trittico in legno raffigurante la Madonna della Consolazione e i Santi Giovanni e Biagio. Tra le testimonianze del passato figura anche la settecentesca chiesa dell’Annunziata; sono invece di origine moderna le chiese dedicate alla Madonna di Montevergine e alla Madonna dell’Arco.

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Santa Maria LaFossa

Santa Maria la Fossa è un comune di 2 618 abitanti, il centro abitato sorse attorno all'anno mille e raggiunse il suo massimo sviluppo nel periodo longobardo. Venne denominato Santa Maria Minore detta “fossa“ in seguito alla costruzione, nel 1084, di una chiesa romanico-longobarda dedicata alla Madonna. Dal Settecento Santa Maria la Fossa fu unificata con i centri di Grazzanise e Brezza e nel 1805 contava appena 500 abitanti. Frazione del Comune di Grazzanise fino al 1906 diventò da allora comune autonomo. Il primo sindaco fu Antimo Abbate, il quale, ritenendo alcuni cittadini disonorevole il suffisso "la Fossa", fece votare al Consiglio comunale il cambio del nome in Santa Maria a Volturno. Il nome però non fu mai effettivamente cambiato. Durante la seconda guerra mondiale la cittadina fu protagonista di sanguinosi scontri tra le forze tedesche e quelle americane. Nel 1943 il centro abitato fu minato e numerose case vennero incendiate. I bombardamenti aerei distrussero gran parte dell'abitato, l'aeroporto militare di Grazzanise e la polveriera di Carditello che dista solo quattro chilometri dal paese. Un violento combattimento aereo provocò poi l'abbattimento di due velivoli dell'aviazione tedesca (uno dei quali cadde nell'area prospiciente la masseria Palummara). Anche la chiesa dedicata alla Madonna Assunta fu parzialmente distrutta insieme al campanile, riedificato più tardi a distanza dalla struttura principale.

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Cancello ed Arnone

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Le prime notizie documentarie risalgono al 1114 d.C., quando la località di Arnone appare menzionata in un documento del monastero di Sant’Angelo in Formis. Dopo essere stata possedimento di Capua, nel Duecento passò nelle mani di alcune illustri famiglie, come i Filangieri, gli Estendarda e i Cantelmo, finendo poi tra i domini degli arcivescovi di Capua; questi, all’inizio del Trecento, la vendettero a Bartolomeo di Capua, principe della Riccia. Nel Seicento, per iniziativa dei viceré spagnoli, ebbero inizio i lavori di bonifica dell’agro comunale ma ben presto le opere realizzate divennero completamente inutili, a causa della scarsa manutenzione –i lavori vennero poi ripresi nell’Ottocento e si conclusero soltanto dopo la seconda guerra mondiale–. Alla casata dei principi Della Riccia, che tenne il feudo fino a tutto il Settecento, successero i Sanseverino. Il toponimo “Cancello” può essere collegato all’appellativo geografico lucano “Cancello”, che è anche un nome indicante ‘campo recintato con siepi o muri’, ‘reti speciali usate per cacciare la selvaggina’: allude quindi a un luogo usato come riserva di caccia; “Arnone” deriva invece dal personale germanico (longobardo) “Arno”. Nell’ambito del patrimonio storico-architettonico locale, ricostruito dopo i pesanti danni subiti nel corso della seconda guerra mondiale, figurano la chiesa di Maria Santissima Assunta in Cielo, situata in località Arnone, e la parrocchiale di Maria Santissima delle Grazie, che si trova in località Cancello.

Villa Literno

L’attuale cittadina, sita alle propaggini dell’antica Liburia verso il mare, si collega storicamente alla romana Liternum sul lago di Patria, patria amata di Scipione l’Africano vincitore delle guerre contro Cartagine. L’archeologia ha recuperato significativi reperti nel suo territorio, ed importante appare anche la sua antica storia ecclesiastica e medievale. Liternum era una delle tre sedi episcopali che furono incorporate nel 1053 nella nascente diocesi di Aversa normanna; le altre sedi furono Atella, ormai diruta a causa delle battaglie che si tenevano sul suo territorio, e Cuma che fu contesa militarmente ed ebbe il territorio invaso dall’aquitrino e dal pantano. Il pantano fu anche all’origine dell’altro nome che Villa Literno ebbe fino al 1927: Vico di Pantano. Sull’antico territorio liternense, a partire dal VIII secolo, si ebbe la diffusione delle grancie monastiche dei benedettini Volturnensi e Cassinesi e si ebbe la diffusione di molte devozioni dei santi martiri del territorio: Santa Fortunata che aveva una chiesa dedicata proprio sul lago di Patria, San Sossio che era il martire di Miseno, e Santa Giuliana che era la martire greca sepolta nella cattedrale di Cuma. Per la visita dei Santuari di questi tre Santi la via Campana Antiqua era anche la più antica via del pellegrinaggio cristiano in Campania. Un altro santo che ha avuto una devozione molto forte nel territorio liternense è san Tammaro, uno dei 12 Vescovi che occuparono le sedi episcopali della Campania dopo la devastazione vandalica del V secolo.

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Castel Volturno

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Castel Volturno deve il suo nome al castello e al fiume Volturno. Il centro storico sorge sulla sponda sinistra del fiume, sull'ultima ansa che questo forma prima di sfociare nel mar Tirreno. Il territorio comunale si estende su una superficie di 72,23 kmq e possiede 25 km di spiagge e 10 di pineta. Situato all'estremità della pianura campana nell'ultima propaggine dei Mazzoni fu abitato prima dagli Opici, poi dagli Etruschi, che eressero la città di Volturnum, e successivamente dagli Osci, essa svolgeva la funzione di emporium, cioè di raccolta e mercato delle merci prodotte dall' intero basso bacino del Volturno, ed era crocevia obbligato per chi dal mare voleva inoltrarsi nell'interno e raggiungere il porto di Casilunum sul Volturno e da qui l'antica città di Capua. Romani durante la seconda guerra punica (215 a.C.), rinforzarono le mura della città affinché fosse da riparo alla loro flotta, che di qui transitava per raggiungere Capua occupata da Annibale. Nel 194 a.C. Volturnum diventò colonia romana e accolse 300 famiglie di cittadini romani entro le proprie mura. Dopo la morte di Cesare (44 a.C.) subì una incursione da parte di Menecrate, liberto di Sesto Pompeo, che ne distrusse il porto. L'imperatore Augusto vi inviò una nuova colonia di cittadini romani e nel 95 d.C. l'imperatore Domiziano vi fece costruire la strada che ancora oggi porta il suo nome e un superbo ponte, che univa le due sponde del fiume, all'ardita impresa il poeta Stazio dedicò la terza poesia del quarto libro delle Selvae.

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