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Volla
Volla è un comune della provincia di Napoli di circa 25.000 abitanti, ma
facciamo un passo indietro: Volla nasce in seguito alle ceneri eruttate dal
vicino vulcano attivo Vesuvio, che con il tempo si sono compattate
formando una rigogliosa area molto produttiva e solcata da diversi
fiumicelli.Il nome Volla era, all'origine, il nome di una famosa sorgente d'acqua, che in
un diploma di Carlo II d 'Angiò veniva chiamata "Bulla", dal Pontano e dal
Summonte “Labulla” e dal De Renzi “Bolla”; l'acqua si divideva in due
corsi: uno formava un piccolo fiume ,l'altro un corso d 'acqua sotterraneo.
L'attuale territorio di Volla era in gran parte paludoso, perché vi
confluivano le acque piovane, ma anche quelle di alcuni fiumi che
scendevano dal M. Somma e dai territori circostanti; molto probabilmente
fu attraversato dalle acque del fiume Sebeto . Le prime notizie riguardanti
l'acquedotto della ''Bolla'' risalgono al sesto secolo; Procopio, infatti,ricorda che i soldati di Belisario riuscirono ad entrare a Napoli proprio
attraverso di esso.
Antichi corsi d'acqua a Volla Nel 1263 Carlo I d 'Angiò si interessò della
bonifica del territorio malarico e stagnante della "Casa della Volla" e delle
varie località , quali Taverna della Noce e via Sommese; tale opera fu poi
proseguita dagli Aragonesi, con Alfonso I e Ferrante I . Di certo nel 1644
Volla faceva parte del "Casale di S. Sebastiano al Vesuvio", insieme a
Cercola e alle frazioni di Caravita, Monteoliveto e Catini. Dopo la 2ª Guerra Mondiale, Volla, costituita ancora in
gran parte da paludi ed acquitrini, fu inevitabilmente coinvolta nella
ricostruzione post-bellica. Con la quasi totale bonifica il territorio iniziò
prima a svilupparsi attorno ad un piccolo centro urbano, in seguito,
grazie alla nuova condizione di fertilità i contadini lo occuparono e lo
resero un agglomerato a sé, con addirittura il doppio della popolazione
di S. Sebastiano che si assicurava la maggioranza in consiglio
comunale. Questa nuova condizione fece risvegliare il desiderio di
autonomia che finalmente giunse nel 1953 ,con il decreto n. 411 dell'allora
della Repubblica Luigi Einaudi a cui, oggi , è stata dedicata una delle
principali vie del Comune.
Chiesa Parrochiale Immacolata e San MIchele
La storia documentata della parrocchia non è esaustiva della storia di fede del nostro territorio, perché la storia non scritta della fede delle nostre famiglie è ben più lunga dei 70 anni del riconoscimento giuridico della parrocchia.
Le famiglie che hanno abitato le diverse masserie e corti che popolavano questa zona, possono testimoniare quanto era fondamentale il rapporto con il Signore e con la fede.
Oggi, abituati alla città, alla diffusione dei luoghi di culto nel territorio urbano, non percepiamo il senso dell’evoluzione con cui si è attestata la presenza della chiesa. Le parrocchie erano normalmente i luoghi di culto delle città e, la loro presenza nelle campagne, era solo amplificata attraverso curati di campagna, cappellani, sacerdoti legati alle famiglie nobiliari e dagli ordini religiosi che avevano la missione di evangelizzare i semplici.
La nostra era una zona pressoché rurale, perciò possiamo immaginare la cappella Curcio dedicata all’Immacolata come un riferimento che, come altri nella zona, raccoglieva soprattutto le famiglie contadine che popolavano le nostre campagne e masserie. E così è stato anche fino ad una settantina di anni fa, quando l’aumento della popolazione e il desiderio del Cardinale Ascalesi di offrire una cura pastorale maggiormente diffusa nella Arcidiocesi di Napoli, fu eretto il titolo di parrocchia a Volla, nella zona detta Petrucci.
Le parrocchie principali (S.Sebastiano, S.Giacomo ap. a Casalnuovo, S.Maria della Neve, ecc.) avevano competenze anche su tutto il territorio di campagna, e i parroci di queste chiese madri si servivano della collaborazione di decine di sacerdoti che si dividevano nelle varie e diffuse cappelle.
Negli anni ’40 il Cardinale Ascalesi, appunto, stabilì anche che nella zona Petrucci nell’allora Comune di San Sebastiano al V. la cura delle anime fosse affidata ad una nuova parrocchia intitolata alla “Beata Vergine Immacolata e san Michele”. Nel decreto, l’Arcivescovo ne definisce i confini ed il territorio, smembrando quelli che erano stati di competenza delle parrocchie di Casalnuovo, di Caravita e di Taverna Noce.
Il titolo della erigenda parrocchia, riconosciuta con Decreto 31346 dal Presidente della Repubblica dal 10 novembre 1942, prende il nome della cappella dell’Immacolata appartenente alla famiglia Curcio e quello di san Michele nella zona di Lufrano.
Prodotti Tipici
Curiosità Vollesi
Chi erano i Paludani?
I Paludani erano dei contadini che venivano o da Pollena o da Cercola
oppure da Caravita.
Questi uscivano la mattina presto con un asino che portava delle bisacce
con dentro il letame, e poi andavano nelle campagne di Via Lufrano e
con lo stesso mezzo ritornavano a casa dopo aver raccolto delle verdure
oppure andavano al mercato di Napoli a venderle.
Particolari erano gli attrezzi agricoli utilizzati.
In primavera, a Maggio, andavano nelle campagne di Via Lufrano
perchè c’era molto lavoro da fare perciò si costruivano dei pagliai con
paglia o con le canne di granoturco lunghe e secche, fatte a due piani,
sotto c'erano gli animali, un vitello o un maiale, sul mezzano al piano di
sopra dormivano le persone.
Il giorno 3 ottobre tornavano a casa per la festa di S.Francesco che si
festeggiava il giorno successivo, 4 Ottobre, in localita MONTEOLIVETO
PICCOLO
Per la festa i paludani organizzavano le aste per guadagnare i soldi per
pagare i musicanti e i cantanti, perciò riempivano delle sporte piene di
verdura e cosi si faceva a chi offriva di più.
C’era una volta..
La festa di Sant’Antonio
Il 17 gennaio si festeggiava “Sant'Antuono”
patrono degli animali e del fuoco. Al mattino
si portavano gli animali a benedire e la
sera si accendeva un grande
falò davanti alla chiesa. Chi
abitava lontano da questa,
lo accendeva nei cortili
delle rispettive masserie e
tutti si divertivano
attorno al
fuoco, ballando
al suono
degli strumenti
tradizionali.
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